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sabato 30 aprile 2016

Un giorno da "Testa Matta"

Buon pomeriggio e buon weekend a tutti! Oggi mi sono svegliata con un fortissimo mal di testa che mi ha costretta a rimanere a casa, perciò, adesso che mi sento meglio, vorrei approfittarne per pubblicare un post su cui ho lavorato per un po' di tempo ma che ancora non sono riuscita a pubblicare. Era da molto, moltissimo, anzi troppo, che avevo intenzione di farlo, ma fino ad ora è rimasto impregnato con l'inchiostro sul mio diario cartaceo. Pertanto, lo riporto.

"Sabato 28 Novembre 2015 ho trascorso un pomeriggio ispirante. Fisicamente ci trovavamo alla Feltrinelli di Pescara, in occasione del festival della "premiazione Paolo Borsellino" (¹), per la presentazione del libro Teste Matte di Salvatore Striano, pubblicato lo scorso Settembre dalla casa editrice Chiarelettere [¹]. Durante quell'ora abbondante trascorsa ad ascoltare le parole dell'autore, sembrava, però, di essere stati catapultati nel cuore di Napoli - luogo in cui, d'altronde, sono stata in questi giorni leggendo l'opera tutta d'un fiato.
La parlata di Salvatore era diretta e incalzante, con un giusto equilibrio tra italiano perfetto e simpatiche digressioni in napoletano, esattamente come il linguaggio che si ritrova nel suo libro (scritto con il regista Guido Lombardi [¹]), assolutamente privo dei classici fronzoli hollywoodiani tipici delle storie di crimine raccontate come leggende - coperte da una sorta di velatura patinata di vecchie glorie. Dentro vi è raccontata la storia delle Teste Matte: un gruppo di ragazzi, tra cui i nostri protagonisti ovvero i due cugini Sasà e Totò, che, stufi delle ingiustizie subite per mano della camorra, decidono di ribellarsi al boss. La denominazione del gruppo, data dalle testate giornalistiche di allora, è dovuta, appunto, dall'audacia che hanno avuto nel compiere questa battaglia.

"Queste persone, in realtà, vivono come degli sfigati - il resto è solo film: non possono uscire di casa nè per fare una passeggiata, tanto meno per andare al cinema, perché il rischio che vengano uccisi è costante; non possono stare con le mogli perché o sono in carcere, o latitanti e quindi nascosti in chissà quale cunicolo. E' vero, hanno i Rolex legati al polso, ma solo per vedere quanto tempo gli rimane prima di venire arrestati o, ancora peggio, uccisi." 

Salvatore, detto Sasà, ci guida nei Quartieri Spagnoli di Napoli durante gli anni '90 e dà la voce a chi, come lui, si è ritrovato a dover sopravvivere nella giungla della povertà e a dover tutelarsi nei confronti di quelle persone che, come vampiri, si nutrono della paura della gente - marciando sulla loro debolezza. Del resto, la paura è lo strumento migliore per deformare al meglio il pensiero comune del popolo e quest'azione, vigliacca ed infame, avviene sia illegalmente che legalmente - altro punto su cui l'autore ci invita a riflettere durante la presentazione. Il terremoto dell'Irpinia del 1980, oltre alle fondamenta fisiche di case e palazzi, ridusse in frammenti anche le basi della crescita di un individuo come l'istruzione. La mancanza di queste basi portò conseguenze: bambini di otto anni, come il piccolo Sasà e suo cugino Totò, le cui uniche preoccupazioni, ai tempi, dovrebbero essere state i brutti voti a scuola o evitare di capitare a fare il ruolo della guardia nel gioco "guardie e ladri"*, faranno scuola per i vicoli del loro quartiere imparando nozioni non dai libri ma dalle dure leggi della strada. "Scugnizzi”*, così vengono chiamati i bambini con più esperienza degli adulti alle spalle, costretti a crescere in un battibaleno e ad indossare vestiti tre taglie più grandi di loro come le loro responsabilità, di volume superiore rispetto ad un bimbo nato in circostanze diverse. Con questa parola, infatti, si definiranno per tutta la vita perché a loro la gavetta nel mondo del crimine non interessa, semplicemente – citando le parole dell'autore - “le porte del crimine erano aperte, e ciò che abbiamo fatto era l'unico modo disponibile per auto-tutelarsi” quando il virus della camorra ha iniziato ad infettare anche chi dovrebbe proteggere, a scapito dei più deboli: basti pensare a tutti quei poliziotti corrotti che si intravedono, come dei fantasmi, per le pagine del libro. Sasà e Totò, però, da bravi “guappettielli”* quali sono, si rifiutano di rinunciare al loro mestiere di rapinatori e al loro stipendio sudato di corse e adrenalina per colpa di “camorristi ricottari”* che danno ordini e ricevono soldi senza alzare un dito. Quello che hanno fatto assieme al loro gruppo di amici, etichettato dallo stato come “associazione a delinquere a stampo camorristico/gang”, è stato unico nel suo genere, per quanto moralmente ed eticamente sbagliato: confutare il potere del boss, riuscendo a scardinare il cosidetto “sistema”.
L'autore, infatti, parla della sua opera come “libro di formazione”, perché lui stesso tra i vicoli e "i dieci minuti di camorra al giorno"*, tra violenza e rimorsi, si è forgiato, percorrendo un percorso fisico ma soprattutto spirituale anche grazie alla presenza della sua fidanzata Monica, le cui braccia erano il suo castello sicuro, i suoi occhi la speranza di una vita migliore, serena, normale. Non un libro di condanna, quindi, ma – a detta sua – un libro che porge la mano a quelle persone che, come lui, sono nate nell'odio – affinché non si lascino avvelenare da esso e da quelli che su questo sentimento hanno basato la propria vita e il proprio profitto.
Durante la presentazione, inoltre, l'autore ha parlato anche del potere salvifico della letteratura, raccontando la sua esperienza in prima persona vissuta in carcere, dal quale è riuscito ad evadere non fisicamente ma mentalmente grazie ai grandi autori, in particolare Shakespeare. Il problema dello stare dentro è l'abitudine e la rassegnazione, il non riuscire a vedere altra vita possibile e quindi ricadere negli stessi errori del passato. La letteratura, invece, si è presentata a Salvatore offrendogli una via d'uscita, un'alternativa che lo ha completamente riabilitato. "

“Voglio parlare solo con persone che parlino d'amore – perché quella gente (rif: camorristi) non ne conosce il significato, così come non sanno cosa voglia dire godere anche delle cose più semplici.” 



NOTE: * - citazioni/parole prese dal libro Teste Matte (c).
(1) - "Premio Nazionale Paolo Borsellino": per maggiori informazioni, click qui; programma anno scorso, click qui
- ciò che è scritto in corsivo sono alcune parole dette dall'autore durante la presentazione, riportate.

FONTI: [¹]

(c) Martisia aka Mars

mercoledì 27 aprile 2016

Mr Robot 2.0

Buon pomeriggio a tutti! Prima di rituffarmi a capofitto nello studio e nelle faccende domestiche, ho deciso di scrivere questo piccolo post per una grande serie TV: Mr Robot. Impossibile non conoscerla, o per lo meno non averne mai sentito parlare. Questa serie è sulla bocca di tutti dal 24 giugno 2015. [¹] Golden Globe come migliore serie TV drama, premio a Christian Slater come migliore attore non protagonista [²], una critica stellare abbastanza uniforme: insomma, nonostante alcuni pareri discordanti, bene o male si è tutti d'accordo nel dire che è una serie assolutamente da vedere.


Per chi non dovesse conoscerla, niente paura, rimedio subito! Ideata, scritta e diretta da Sam Esmail, si tratta di un cyber thriller psicologico che ruota attorno al protagonista Elliot Alderson, interpretato da un fantastico Rami Malek che è riuscito a rendere a pieno il concept del personaggio. La trama è la seguente: Elliot è un ragazzo chiuso e molto problematico che lavora in un'agenzia di cyber security, ma è, al tempo stesso, un potentissimo hacker. Fortissima è la sua sensibilità, il suo trampolino di lancio, visto che la responsabilità di salvare il mondo che gli grava addosso è ciò che lo spinge ad usare le sue doti per diventare un paladino della giustizia cibernetica, smascherando virtualmente (e, successivamente, nella realtà) persone orribili per salvare quelle più deboli. L'antagonista più grande di Elliot, però, è la E Corp - meglio conosciuta come Evil Corp: un gruppo di potenti uomini che governano questa multinazionale talmente grande e insidiata in ogni settore, che controlla praticamente ogni sfumatura della nostra vita. Tra il complotto e la paranoia più totale, i personaggi vivono in uno schema inquietante ma accettato dalla società grazie ai compromessi del capitalismo. Questo è quanto, il resto è da vedere tutto d'un fiato. Una serie che appassiona ed unisce nella visione in diversi schermi sia gli esperti di informatica, visto che le operazioni al computer sono reali [³], ma anche chi - come me - ne capisce il giusto, se non niente, per gli intrecci tra ribellione, follia, realtà ed illusione che si sviluppano in crescendo. Non per nulla, diverse sono le persone che vi hanno visto un po' di Palahniuk (con il suo Fight Club) nell'idea ma rivisto e perfettamente inserito in chiave odierna. Un esempio è Frances Roberts di Den Of Geek, dove lo descrive come il "successore spirituale di Fight Club". [4]


Ora Mr Robot è tornato per essere di nuovo pronunciato, commentato e discusso: il 20 Aprile, sul sito di USA Network (emittente dove viene trasmesso), è uscita la data ufficiale della première della seconda stagione - 13 Luglio. Tra le novità da aspettarsi ci sono nuove entrate nel cast, ovvero: Grace Gummer, che interpreterà una giovane agente federale; Craig Robinson, Chris Conroy e Joey Badass, un rapper nella parte di un nuovo amico di Elliot. [5]
Con un breve teaser, il network ci saluta e ci lascia sempre più impazienti - esattamente come lo eravamo dopo l'ultima puntata della prima stagione, sperando che nella nuova vengano colmate tutte le lacune e, soprattutto, che non deluda le nostre aspettative.

  
E voi? Cosa ne pensate? Vi è piaciuto, oppure vi ha deluso? Fatemi sapere lasciando un commento!

FONTI: [¹] - [²] - [³] - [4] - [5 - attenzione, nell'articolo vi sono spoiler sul finale della prima stagione, per chi non lo avesse ancora visto]
Foto: Google - Tumblr

(c) Martisia aka Mars

martedì 26 aprile 2016

Omohide Poroporo




おもひでぽろぽろ Omohide poro poro, in italiano “Pioggia di Ricordi”, è un film d'animazione giapponese dello studio Ghibli del 1991, scritto e diretto da Isao Takahata. [¹] Il film si ispira al manga “Omohide poroporo”, scritto da Okamoto Hotaru (storia) e Tone Yuko (disegni) [²] e parla di Taeko, una office girl di 27 anni (ovvero un'impiegata non sposata) [³].
La trama è tutt'altro che fitta: la giovane adulta parte per un viaggio verso la campagna, nella zona rurale di Yamagata, a trovare la famiglia del fratello del cognato aiutandoli nel raccolto del cartamo. Lì, Taeko comincerà a porsi dei dubbi su quale strada sia meglio da intraprendere per il suo futuro, ovvero se continuare la sua carriera nella metropoli di Tokyo oppure se trasferirsi e abbracciare la dura ma appagante vita della campagna. Sin dalla partenza, però, la trama si sdoppia: attraverso un flashback appare Taeko da bambina che parla e, al tempo stesso, invidia da morire le sue amiche, tutte in procinto di partire per le vacanze, mentre lei è costretta a rimanere in città non avendo nessuno a cui fare visita in campagna, La protagonista condivide questo ricordo con noi spettatori e frammenti del passato cominciano a riaffiorare in lei man mano che vive le sue esperienze nel presente, come gocce di pioggia che cadono una ad una (da qui il titolo) [4]. In questo modo la storia si snoda in due vie parallele: la vita di Taeko da bambina di dieci anni nel 1966 (ciò di cui tratta il manga a cui si è ispirato il regista) e quella da giovane donna nel 1986 (ideata unicamente dal regista). [5]
Ciò che colpisce maggiormente è la minuzia dei particolari sottolineata dalla lunghissima durata di alcune scene non fondamentali per lo svolgimento della trama, quanto più per l'effetto e le emozioni che si vogliono far provare in quel momento: un esempio lampante è la scena in cui la bimba-Taeko convince la sua famiglia a comprare e a mangiare un ananas come dessert per la loro cena, a quei tempi alimento nuovo ed insolito per il popolo nipponico. Particolare è anche la scelta delle tematiche realistiche e a tratti drammatiche, tutt'altro che comuni nelle produzioni di film d'animazione giapponese.
Il risultato è una splendida ed emozionante pellicola: “Pioggia di ricordi”, infatti, è uno di quei lungometraggi che ci fa ricordare al meglio quanto siamo umani, specialmente nei periodi bui in cui gli impegni, i problemi e le preoccupazioni occupano tutta la nostra mente e la nostra anima trasformandoci in piccoli automi tutto-fare. E' facile identificarsi con Taeko e con i suoi ricordi, così semplici ed ordinari nonostante le chiare differenze culturali, che si consumano in scene talmente lente da far per forza di cose assaporarne ogni momento. Consigliatissima la visione!

FONTI: [¹] - [² - 4 - 5] - [³]

(c) Martisia aka Mars

"Welcome back to Twin Peaks!"

Buongiorno a tutti! Sono così emozionata, che a malapena riesco a contenermi per scrivere senza sghignazzare e battere istericamente le mani. Il motivo? Twin Peaks, naturalmente. Esiste un'altra serie TV che faccia questo effetto, per quanto tu ne sia appassionato? Non penso proprio. Neanche il ritorno di X-Files mi ha fatta sentire così, neanche lontanamente.
Ma bando alle ciance, ieri sera sulla pagina Facebook dell'acclamata serie TV firmata David Lynch è uscita una lunga lista nella quale è stato rivelato il cast della stagione in uscita.
Tra i nomi compare il vecchio cast al completo (inclusa anche Catherine E. Coulson, ovvero La Donna Ceppo, morta il 28 Settembre di quest'anno), ma anche nuovi nomi sempre presenti nel Lynch-Team come Laura Dern, Naomi Watts e via discorrendo e nuovissime entrate come Micheal Cera, Monica Bellucci, Jim Belushi, Eddie Vedder, Sky Ferreira e Chrysta Bell (la rinomata "musa" di Lynch). Per la lista completa, click qui.
Insomma, non ci resta altro che aspettare l'uscita della nuova stagione, prevista per il 2017. Sarà come tornare negli anni '90, solo con più rughe!


FONTI: Twin Peaks FB

(c) Martisia aka Mars

lunedì 25 aprile 2016

Dagli archivi Wordpress: The Melancholy Death of Oyster Boy & Other Stories

(Data: 18/02/16)


The Melancholy Death of Oyster Boy & Other Stories (in italiano Morte malinconica del bambino ostrica e altre storie) è una raccolta di poesie scritte da Tim Burton del 1997. Il libro contiene 23 poesie scritte dal regista riguardanti personaggi atipici, ciascuna delle quali è accompagnata da un disegno dell'autore stesso. Le poesie sono scritte in uno stile semplice ma efficace, privo di fronzoli ma ricco di immagini e di metafore talmente calzanti e bizzarre che, una volta iniziata a leggerne una, fermarsi è impossibile: da divorare tutte in un boccone. I protagonisti sono personaggi speciali che operano in uno spazio vago e atemporale, le cui caratteristiche e origini non seguono i classici standard della razionalità, in perfetto stile Burtoniano. Decisamente un libro da collezione per i fan più accaniti, oltre che un perfetto libro per bambini: da leggere come favolette della buonanotte per chi ha poco tempo a disposizione o da far leggere per motivare l'apprendimento della lingua inglese.
Perché gli adulti alle volte non apprezzano il genere, incapaci di lasciarsi andare a ciò che apparentemente non ha nè capo nè coda; i bambini, invece, non si pongono tutte queste domande poiché tutto è lecito finché vive nella loro immaginazione.

(c) Mars aka Martisia

Dagli archivi Wordpress: American McGee's Alice in Wonderland

(Data: 25/02/2015)

Per la rubrica Beautifully Macabre, non potevo non dedicare un post ad un pezzo fondamentale della mia tarda infanzia. Si tratta del videogioco per computer American McGee's Alice in Wonderland ma, credetemi, di "wonderland" vi è ben poco.

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Ideato dalla mente malata di American McGee, sviluppato da Rogue Entertainment e prodotto dalla Electronic Arts [¹], il gioco comincia anni dopo il ritorno a casa di Alice. Conosciamo tutti bene la meravigliosa storia di Lewis Carroll, omaggiata dalla Disney con il suo celebre cartone animato e -successivamente- dalla pellicola di Tim Burton, ma che fine ha fatto la piccola Alice dopo la sua avventura? "La piccola Alice è cresciuta, e così anche il paese delle meraviglie" cit.


Lewis Carroll scriverà come seguito "Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò" e American McGee, ispirandosi ad entrambe le opere [²], capovolgerà e immaginerà la storia noir: Alice perde i suoi genitori in un incendio provocato accidentalmente dal suo gatto e, dopo aver tentato il suicidio con un cucchiaio, viene rinchiusa in un manicomio. Lì le fa visita un Bianconiglio completamente cambiato, scheletrico e dallo sguardo maligno, che chiede ad Alice di tornare nel paese delle meraviglie per salvarli dalle forze malefiche che l'hanno infestato dopo l'ascesa al potere della Regina di Cuori. Alice, quindi, cade di nuovo nel buco ma ad attenderla vi è un paese apocalittico in cui il male regna sovrano. Persino il Cappellaio Matto, un tempo suo amico, adesso è diventato suo nemico giurato, caduto nella corruzione del paese delle Meraviglie. Armata del suo fedele coltello, lo scopo di Alice è quello di uccidere, e la ragazza non si fa scrupoli a sporcare il suo vestitino di sangue, facendo conti sia con la follia che regna nel paese citato, ma anche con la sua, dovuta dal suo gigantesco trauma da cui si stava riabilitando.



Il gioco è stato rilasciato nel 2000 e ha riscosso un grandissimo successo mondiale, sebbene sia uscito solo in lingua inglese. Successivamente, il 16 Giugno 2011, viene rilasciato il sequel, ovvero Alice: Madness Returns, disponibile sia per computer che per la Playstation e per l'XBOX.

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Personalmente è un gioco che consiglio sia per la trama ma anche perché è un videogame in terza persona dove, però, si entra completamente dentro l'azione: quella per salvare il paese delle meraviglie e quella per affrontare gli incubi di Alice contro cui la ragazza deve fare costantemente i conti. Una nota di merito va anche alla bellissima e gotica colonna sonora che contorna il gioco, creata da nientepopodimeno che Chris Vrenna, conosciuto come batterista dei Nine Inch Nails. [³]

Benvenuti nel paese delle malizie dove vivrete un'esperienza visionaria di follia in puro stile vittoriano.

FONTI: [¹] - [²] - [³]

(c) Martisia aka Mars

Dagli archivi Wordpress: I mostri "appiccicosi" di Don Kenn

(Data: 20/02/2015)

Ognuno è tormentato dai propri mostri. C'è chi li evita fingendo che non esistano, chi li porta a galla e li affronta e chi vive la propria vita fuggendo da loro perché ne ha troppa paura.

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John Kenn Mortensen li immortala sui post-it con la stessa nonchalance con la quale una qualsiasi persona segna un appunto per attaccarlo sul frigo in modo da non dimenticare. Lo scrittore di programma televisivi per bambini danese, però, non lo fa per ricordare, bensì per il contrasto nero su giallognolo ispirandosi all'illustratore statunitense Edward Gorey. [¹] Personalmente trovo i suoi lavori squisitamente macabri: esteticamente belli da vedere per le linee definite, dettagliate ma pulite, che, nonostante riempiono tutto il disegno, non lo appesantiscono affatto. I mostri sono reali ma non così terrificanti per le loro espressioni buffe, infatti, anche i personaggi (per lo più bambini) non sembrano spaventati da questi, bensì ci convivono civilmente. Forse queste illustrazioni, oltre che il gusto per il macabro, rappresentano una filosofia, un pensiero - o meglio - un consiglio da padre ai propri figli (il signor Mortensen è anche padre di due gemellini [¹]): quello, cioè, di non lasciarsi sopraffare dalle proprie paure.

I mostri non sono così male.

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(c) Martisia aka Mars

Dagli archivi Wordpress: IndustriaLynch

(Data: 06/11/2014)

Volevo dedicare un angolino del mio blog ad una serie di scatti che mi hanno colpita tanto da non rendermi conto di averle salvate due volte sul pc in due cartelle identiche. Come ben sapete, a Bologna è in corso una mostra fotografica di David Lynch fino al 31 dicembre. La mostra si tiene al MAST e, per chi dovesse passare da quelle parti, penso sia decisamente un MUST farci un salto. Non solo perché David Lynch è uno dei registi più controversi e influenti nel mondo del cinema (durante la mostra vengono proiettati a ciclo continuo alcuni suoi cortometraggi inerenti al tema), ma -a mio parere- specialmente per omaggiare altri lati di lui che lo rendono un effettivo artista a 360°. La mostra, infatti, raccoglie una collezione di fotografie scattate nel ventennio 1980-2000 tra le decadenti fabbriche abbandonate europee e statunitensi.

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(Fonte: qui)

Adoro l'approccio soggettivo che ciascun fotografo ha con il proprio mezzo che, non solo fa apprezzare la bellezza estetica di una foto, ma anche il suo profondo aspetto concettuale. Non c'è da stupirsi se le foto di Lynch siano così profonde, avvolte da folte e impenetrabili nuvole di grigi e di neri, talmente pesanti che sembra di poterne percepire la consistenza. Dopotutto, ci piace soprattutto il senso d'angoscia che solo lui è capace di trasmettere in una maniera più unica che rara. La scelta del soggetto delle foto, poi, lo umanizza: la nascita delle fabbriche fu la più influente svolta nella storia dell'umanità, la decadenza di queste affascina l'uomo tanto da spingerlo ad inoltrarsi per esplorarle. Tra le mura pericolanti e il pavimento polveroso che scricchiola sotto le scarpe, si celano decenni di duro lavoro che hanno segnato il fenomeno della meccanizzazione dell'uomo e quindi dell'annullamento di esso come individuo, seguiti da anni durante i quali l'uomo comincia ad essere sostituito dalle macchine, sotto slogan che incitano maggiore produttività per maggiore consumo con la nascita del consumismo. Che dire, anch'io sono completamente affascinata dai luoghi abbandonati, specie dagli scheletri dei palazzi e dalle fabbriche che sogno di poter far rivivere e dargli di nuovo un pizzico dello splendore che meritano. A mio parere, queste rappresentano la decadenza dell'animo umano pronto a lasciare a marcire ciò che non gli serve più per passare a nuovi progetti: generazione abituata al gettare-quando-non-serve-più piuttosto che rimboccarsi le maniche e sistemare, generazione dello sprecare-invece-che-riciclare.
Lynch le fa rivivere attraverso questi bellissimi scatti e cortometraggi, e così molti altri fotografi moderni amatoriali.
In fondo, non c'è niente di più immortale di una foto.

(c) Martisia aka Mars

Dagli archivi Wordpress: Uno sguardo su GRIMM

(Data: 18/02/2015)

Ultimamente ho scoperto una serie TV che mi ha completamente appassionata: si chiama Grimm ed è una serie americana firmata NBC che si svolge tra il "nuovo" e il "vecchio" continente: tra Portland - dove avviene l'azione - e Vienna - dove avvengono i complotti -, senza dimenticare la Germania dove sono insidiate le radici della storia.


Si tratta di un poliziesco fantasy, ispirato alle favole dei fratelli Grimm (ma al loro lato più oscuro), e non solo, creato dalle menti di Jim Kouf, Stephen Carpenter e David Greenwalt (ormai pilastro del genere dark fantasy dopo aver sfornato la celebre serie di Buffy). [¹] [²] La storia parla di Nick Burkhardt, giovane detective della omicidi di Portland, che scopre sulla sua pelle di essere un Grimm come i suoi antenati ("chiamalo difetto di famiglia" cit.). La sua morente zia Marie gli farà da guida e Nick diventa, quindi, duplice giustiziere: di criminali ma anche di Wesen, ovvero le bestie che si nascondono nelle persone che lo circondano. Non tutti i Wesen, però, vengono per nuocere, come ad esempio Monroe, il Blutbad - il lupo mannaro, il più temuto tra i Wesen - vegetariano che diventa amico nonché braccio destro di Nick. 


Favole e incubi sentite e lette da bambini diventano una realtà per adulti ed è proprio questo uno dei motivi per cui consiglio vivamente la visione di questa serie: la storia, che comincia fluida e lineare, si infittisce sempre di più (specialmente dalla seconda stagione in poi), diramandosi in svariate sotto-storie che includono tutti i personaggi principali e, oltre ciò, vi sono i riferimenti alle favole e alle leggende tramandate di generazione in generazione; inoltre, ho apprezzato il binomio bene/male e uomo/bestia, la metafora degli animali selvaggi che si nascondono dentro ciascuno di noi, con le proprie caratteristiche e la propria indole.


FONTI: [¹] [²] 
 
(c) Martisia aka Mars

Back to Blogger!

Buona giornata della liberazione a tutti!
Essendo a casa perché l'università è chiusa, ne approfitto per fare tutto ciò che a causa degli impegni ho dovuto rimandare e, tra queste faccende, vi era spostarmi su questa piattaforma. Per chi non mi conoscesse, avevo un blog su wordpress (che potete trovare a questo link, finché lo terrò aperto) attivo da qualche anno in cui mi occupavo di scrivere di tutto un po'. Sin da piccola, il mio sogno nel cassetto è sempre stato quello di diventare una scrittrice oppure di lavorare nel campo dell'editoria o del giornalismo e il blog, così come i miei svariati diari cartacei, è sempre stato mio fedele e assiduo compagno di vita. Devo ammettere che nel passato sono sempre stata abbastanza altalenante chiudendone uno e aprendone di nuovi, passando da un topic all'altro, il tutto perfettamente abbinato al mio stile di vita e alle mie esperienze che non mi hanno permesso di avere un percorso lineare. Da quando mi sono trasferita per riprendere in mano le redini della mia vita e del mio futuro, però, sono rimasta fedele all'ultimo blog che ho aperto, il quale rappresentava una finestra personale su tutto ciò che più mi appassiona.
E quindi, a cosa è dovuto questo cambiamento? A nientepopodimeno che problemi tecnici: avendo una connessione fioca, wordpress mi viene ancora più difficile da aggiornare visto che è parecchio pesante come sito. Per cui trascorrerò questo primo periodo a trasferire i post più vecchi e quelli più recenti, per poi riprendere a scrivere in maniera costante - la mia miglior terapia da sempre. Inoltre, ci tenevo a sottolineare che tutto ciò che trovate scritto o disegnato su questo blog è opera mia, ovvero (c) Marta Cozzi aka Martisia aka Mars - All Rights Reserved. Le fonti da cui attingo sono sempre specificate, lo stesso vale per le foto (a meno che non siano miei scatti) e per le citazioni.
Detto questo, mi auguro di riuscire ad incuriosirvi e ad appassionarvi e vi auguro un buon inizio della settimana visto che quest'anno questo glorioso 25 Aprile cade proprio di lunedì!